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Chiunque voglia intraprendere una sfida o un progetto, o impegnarsi in una performance (anche di vita quotidiana) compie un’analisi, si chiede se questa sia giusta o meno, e se è all’altezza o meno. Nella pratica di routine delle persone comuni, un monitor interno esamina (senza la necessaria precisione) le nostre energie fisiche, le energie mentali, le competenze, le esperienze precedenti. A questo esame delle proprie risorse si aggiunge un filtro culturale, subconscio, che valuta continuamente idee e progetti alla luce degli schemi culturali che ci vivono dentro. Le idee che passano questi filtri sono decisamente poche. Ma soprattutto, la lettura del sistema è viziata da errori. Figura 6 – Sistema di filtratura attivo nella valutazione di progetti, obiettivi e sfide
Le idee devono fare i conti con ciò che la cultura ci ha insegnato, i messaggi che ci hanno cresciuto e plasmato per quello che siamo noi ora, un mix unico per ciascuno di noi, fatto di apprendimento e contatto con tutta una serie di sistemi pedagogici e messaggi, provenienti da scuola, famiglia, religione, gruppi etnici, media, amici. Questo incide su come valutiamo se un progetto sia buono o cattivo, fattibile o impossibile, da tentare o non tentare, utopistico o invece da provare. Ma non è detto che tutto quanto abbiamo appreso finora sia sempre e comunque esatto. Se esaminassimo bene le idee apprese che ci circolano dentro, vedremo spuntare molta spazzatura. L’esame è quindi complesso, chiamando in causa fattori sia fisici che psicologici e sociali/culturali. Dall’esame scaturisce una decisione sulle mete e progetti che vogliamo/possiamo costruire o non vogliamo nemmeno accettare, cosa scartiamo a priori, e cosa rientra nella sfera delle azioni da tentare, e quali siano le nostre priorità. Data la molteplicità dei filtri e dei messaggi, non deve meravigliare il fatto che le persone vivano una forte carica di dissonanza nel decidere. Alla fine, la persona deve scegliere. Decide se l’idea o la sfida “passa” o “non passa” il filtro interiore, se sia o meno raggiungibile, o se ne siamo lontani. Questa lettura risponde spesso ad una analisi umorale e viscerale, viziata da pregiudizi, credenze errate, norme culturali e sociali che ci abituano a vedere noi stessi entro certi limiti prefissati, chiusi, dettati dalla cultura, dai media, o dai messaggi altrui che ci dicono cosa possiamo e non possiamo fare. Ogni idea sul nostro futuro passa anche attraverso l’esame della nostra coscienza corporea, la lettura dello stato di energie del corpo, e dell’autoefficacia psicologica, che allo stato attuale, che ci dice se quella sfida è troppo forte o invece accettabile per il livello di forze e impegno che immaginiamo necessari sul piano fisico e mentale. Le idee che non passano il setaccio della visione di sè e della visione sociale assorbita escono dalla nostra vita, i sogni più visionari e sfidanti raramente passano il filtro interiore e lo schema dominante nella propria cultura. I progetti fanno sempre i conti con questa lettura parziale, inconscia, deformata, delle nostre possibilità. Per questo tante persone vivono vite chiuse, ridotte, amputate, impoverite. Il loro contributi agli altri e all’umanità, o alle aziende per cui lavorano, ne soffrono altrettanto. Ci troviamo quindi con madri, padri e insegnanti, che inculcano involontariamente ai bambini enormità di handicap culturali, e fabbricano persone che vivono a metà, o – in azienda – manager psicologicamente e culturalmente amputati, fisicamente svuotati, mentalmente ripieni di credenze che non reggono ad un minimo esame logico, moralmente inaciditi e aridi, cactus morti da decenni, di cui si rimangono solo gli aculei. Ci troviamo con persone di qualsiasi età che smettono di credere in qualcosa, e muoiono dentro, giorno dopo giorno. Per alcuni aumenta il cinismo, il massimo godimento diventa vedere che anche gli altri stanno male, o che c’è qualcuno che in fondo sta peggio, passare qualche ora sul divano ad anestetizzare il residuo di mente che ancora funziona con una dose di programmi televisivi commerciali. Le mosse diventano soprattutto difensive, mai dirette verso la scoperta di nuova luce. I rari risvegli di coscienza vengono bloccati poiché dolorosi. È urgente trovare metodi per migliorare la precisione e il funzionamento del monitor interiore, avere un metodo che permetta una lettura di se stessi o degli altri più chiara, per far emergere lo stato reale delle cose, delle energie e competenze attuali e potenziali e lavorarci, anziché abbandonare i propri sogni e ideali. I blocchi o colli di bottiglia che ci limitano, quanto scovati, possono essere affrontati, demoliti, o ridotti. Le energie possono essere amplificate. Le competenze possono essere costruite. Vogliamo lavorare ad un metodo che aiuti a capire i potenziali nascosti, far crescere energie e competenze per raggiungere nuovi scopi, e mettere le persone in grado di raggiungere nuovi sogni e ideali. Il tema, infatti, tocca sia la crescita di ogni individuo, che lo sviluppo del pieno potenziale dei manager, o degli atleti, dei giovani e di chiunque aspiri a lavorare sul proprio essere. Lavorare ad un metodo nuovo per lo sviluppo del potenziale umano, del potere personale, delle energie individuali, è una sfida entusiasmante. Migliorando la qualità e precisione del monitor interiore è possibile aumentare il potere personale. Per potere personale si intende qui un insieme di (1) energie, (2) di abilità e di progettualità, di (3) valori morali, mixati ed orientati ad un fine positivo. Il potere per se stesso non ci interessa, e nemmeno il successo misurato in termini materiali ed economici. Ciò che interessa è l’incremento enorme di possibilità e di libertà che è reso possibile dall’aprire i canali di apprendimento bloccati, migliorare l’accesso al proprio potenziale, aumentare il bene che ciascuno riesce a produrre per se stesso e per gli altri, il contributo a cascata che può dare e dà una persona piena di energie. Diventa importante anche il lato speculare, la lotta contro la caduta di energie individuali, di competenze, di volontà, una caduta da cui deriva sofferenza e malattia, degenerazione di se stessi e perdita di vitalità per chiunque sia vicino. In sostanza, dunque, le azioni di coaching possono lavorare sia per il miglioramento della capacità di lettura del monitor interiore (presa di coscienza, eliminazione di false credenze), che nell’incremento dei livelli di energia individuale, affinché, al termine di un intervento di formazione o coaching, non solo lo strumento di verifica sia migliore, ma le energie e abilità siano effettivamente superiori.
Altre schede di Psicologia della Performance:
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